Nei nostri supermercati, in media ogni settimana, vengono scartati 250 kg di alimenti non più vendibili, ma certamente quasi tutti consumabili. Il 10% degli acquisti delle famiglie italiane, finiscono nella spazzatura.
Sono dati che devono indurci a fare qualche riflessione, in special modo oggi con una crisi che sconvolge l’economia di tante famiglie. Il valore di questo mercato dello spreco, è valutato come il fabbisogno di 600.000 persone all’anno.Tante aziende produttrici di alimenti e non solo, sono costrette per loro logiche di mercato, a produrre una percentuale di materiale in più, per sopperire ai danni che si possono verificare durante i processi lavorativi. Finite le consegne dei lotti, le rimanenze spesso sono da smaltire come rifiuto, perché il loro sconfezionamento risulta antieconomico. Associazioni ONLUS ed enti benefici, arrivano a rispondere a queste necessità che le aziende hanno. Non sempre però si riscontra da parte loro la sensibilità giusta e molte decidono di smaltire il prodotto presso centri autorizzati, piuttosto che donarli.
Alcuni numeri per renderci conto della dimensione del problema, presso l’impianto di compostaggio di Carpi:
5000 tonn/anno di prodotti agro-industriali confezionati in carta o sfusi, convertiti in ammendante per l’agricoltura
700 tonn/mese di carta proveniente dalla raccolta differenziata
500 tonn/mese di cartone proveniente da imballaggi industriali
400 tonn/mese di legname proveniente per il 50% dalle isole ecologiche e quindi di provenienza domestica (mobili, tapparelle, piccoli oggetti in legno) ed imballaggi industriali (pallets, casse, ecc. )
450 tonn/mese di imballaggi in plastica, provenienti dalla raccolta differenziata.
1200 tonn/mese di rifiuto industriale indifferenziato di cui viene recuperato il 30%; il rimanente 70 è destinato alla discarica o alla termovalorizzazione
5000 tonn/anno di prodotti contenuti in vetro, tetrapak, lattine o barattoli che vengono deviati presso altri impianti attrezzati per lo sconfezionamento.
Capiamo bene come non sia possibile continuare a produrre beni che alla fine della loro vita ( a volte brevissima) debbono essere non più riutilizzabili neppure come materia. Dobbiamo anche noi fare la nostra parte, essere dei consumatori critici ed evitare di acquistare prodotti confezionati con materiali non recuperabili. Un piccolo esempio: una chiavetta USB ed oggetti simili, per poter essere commercializzati, ma soprattutto per proteggerli dai furti, devono essere confezionati in elaborati contenitori, realizzati con materiali che non permettono il recupero (confezioni in carta-plastica ed altri materiali accoppiati). Questi sono prodotti che finiscono in discarica.Tutti noi dovremmo impegnarci affinché le aziende si facciano carico della vita degli imballaggi che vengono immessi in commercio e porci degli obiettivi , informando le aziende produttrici che logicamente sono attente a non perdere fasce di mercato difficilmente recuperabili. A questo proposito, un altro esempio banale ma molto utile per ragionare: la Panini, nota azienda produttrice di figurine da almeno tre generazioni (chi non ha mai fatto una raccolta!..) ha studiato uno speciale rivestimento in fibra vegetale, che permette alla figurina di essere lucida come quando era plastificata, ma al contempo può essere tranquillamente riciclata assieme alla carta normale. Altrettanto si dica per la colla, che essendo a base di acqua ne permette il riciclaggio. Ad ogni problema quindi, vi può essere la soluzione. Basta volerlo. I risultati non possono non esserci!
Qualche mese fa apparve una notizia che non fece grande scalpore, perché pubblicata con un trafiletto che pochi hanno notato, ma di una gravità da farci rabbrividire: nell'Oceano Atlantico, fuori dalle rotte commerciali e turistiche, le correnti marine ed i venti, hanno costruito un’isola grande quasi quanto la Sicilia, di rifiuti galleggianti di oltre un metro di spessore. Il mare sempre ci insegna che non possiamo continuare a sporcare impunemente tutto ciò che ci circonda. Non lo possiamo fare perché quello che oggi è il nostro mondo dato in prestito, dobbiamo renderlo come o meglio di come ci è stato dato. Non vuole essere un discorso retorico, ma và ribadito perché reale.Pensiamo alle generazioni che ci seguiranno, ma non dimentichiamo la responsabilità che noi stessi, ognuno di noi, ha. Non nascondiamo la polvere sotto il tappeto, rischiamo di inciamparvi
Lauro Grillenzoni